Manifesto 2023

La ricerca di una bussola che permetta di orientarci sulla mappa di una nuova frontiera tra ordine e disordine si è rivelata ancora più difficile del previsto.
Il fallimento della globalizzazione, almeno nelle forme come siamo stati abituati a conoscerla, è stato analizzato nei dettagli nell’ultima edizione del Festival dell’Economia di Trento, quella tenuta dal 2 al 5 giugno scorso. Ora si tratta di andare oltre. La guerra in Ucraina, che a parte i bombardamenti sulla Serbia è stato il primo vero conflitto armato in Europa dai tempi della seconda guerra mondiale, ha lasciato il segno e lacerazioni a cui non sarà facile porre rimedio. E venti di guerra soffiano in tutto il mondo. In particolare la spada di Damocle vera, quella che deve destare le preoccupazioni maggiori, è il caso Taiwan, considerata dalla Cina parte integrante della Repubblica popolare.

In questi scenari, che possono facilmente diventare drammatici, il pendolo del potere oscilla tra Occidente e Oriente. Un Occidente ricco di contraddizioni e alla ricerca di nuovi valori dopo il tramonto delle ideologie, dalla sostenibilità all’economia circolare fino alla parità di genere. E un Oriente che cerca d’imporsi sulla spinta di autocrazie, in apparenza assai più solide di democrazie rissose e troppo spesso impotenti ma molto somiglianti a giganti dai piedi di argilla, minati alla base dalle incognite di popoli dormienti, che la storia insegna possono trasformarsi in moti popolari dalla forza dirompente. La necessità è di alzare lo sguardo oltre l’attualità per dare alle scelte di ogni giorno una prospettiva che vada oltre l’emergenza quotidiana.

Occorre immaginare un futuro migliore, presupposto necessario per saperlo costruire. Il passaggio preliminare è aumentare la consapevolezza di scelte che già vengono compiute nei fatti, senza la necessaria consapevolezza, trascinate dal susseguirsi degli eventi. Un fiume in piena da oltre 30 anni, dopo il crollo del muro di Berlino e l’uscita di Internet dai confini dell’industria militare, dov’era nato nell’ormai lontano 1969, su iniziativa del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti. Ma è facile prevedere cambiamenti ancora più dirompenti che, del resto, sono già in corso. Anche se, offuscati dalla quotidianità, non ce ne rendiamo conto oppure ce ne accorgiamo soltanto in parte.

Al contrario ci aspetta un futuro in cui la vita di tutti noi sarà radicalmente diversa. È una illusione, per esempio, pensare che sconfitto il Covid-19, peraltro non ancora battuto definitivamente, le pandemie rappresentino un capitolo chiuso. Non sarà così. E conviene cercare di non farsi cogliere ancora una volta impreparati. Tutta la medicina, del resto, è al centro di una rivoluzione che vede protagoniste l’intelligenza artificiale e la robotica, in questo caso la nanorobotica. Gli stessi protagonisti che fisseranno nuovi paradigmi nell’industria, nei servizi, nella organizzazione del territorio, a partire dalle città.
Il futuro del futuro, come da titolo dell’edizione 2023 del Festival dell’Economia, passa dalle sfide di un mondo nuovo: il cambiamento climatico e la transizione energetica, prima di tutto. Ma anche la necessità di riportare sotto controllo il debito pubblico degli Stati, di battere l’inflazione, di evitare la recessione. La dimensione delle rivoluzioni in arrivo supera i confini sia dell’immaginazione, sia della terra. E infatti uno dei capitoli più affascinanti è l’economia dello spazio, con il ritorno sulla luna e imprenditori privati come protagonisti insieme agli Stati. Di sicuro per essere vincenti occorre riscoprire un sistema di valori spazzato via dal consumismo e dai nazionalismi nella loro versione più ottusa. Con la capacità di mettere al primo posto sostenibilità, economia circolare, inclusione e parità di genere.

Al centro vanno rimessi l’umanità e la pace. Possibilmente in fretta, prima che la guerra e la violenza diventino strumento ordinario di soluzione dei conflitti. La situazione non è rassicurante: povertà e diseguaglianze aumentano, il mondo è seduto sopra una montagna di debiti, l’inverno demografico indebolisce buona parte dei Paesi di Occidente e Oriente. Al contrario irrompono sulla scena, e si apprestano a farlo sempre di più, nuovi protagonisti. A partire dall’Africa, continente giovane che cresce a ritmi vertiginosi, mentre sono in caduta libera le condizioni di vita della maggior parte degli africani. È chiaro che questo determina contraddizioni esplosive. Conviene guardarci dentro, porsi delle domande e tentare risposte adeguate prima che sia troppo tardi. Occorre, soprattutto, evitare di considerarci l’ombelico dell’universo.

Dobbiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti uno sforzo di pensiero e di analisi per ricondurre la realtà a conseguenza di scelte consapevoli, e non frutto di casualità, prepotenze, disinteresse o distrazione.

E questo vale anche per i giovani che figli e nipoti li devono ancora avere. L’impegno è costruire un Festival dell’Economia edizione 2023 che sia occasione di riflessioni e approfondimenti per costruire il futuro migliore possibile, vincendo le sfide di un mondo nuovo.

Fabio Tamburini
Presidente del Comitato Scientifico del Festival dell'economia di Trento